Lo ha dichiarato lo stesso premier:
Bene. Ammettiamo che questo ragionamento sia corretto. Cosa non funziona, allora? Un piccolissimo dettaglio che non sarà sfuggito ai più attenti: 10 anni fa (non un secolo fa) si tenne un referendum che bocciò con un "no" sonoro una legge di riforma della Costituzione dai contenuti in grandissima parte identici a quella oggi nuovamente in ballo.
Come si dimostra:
1) non è affatto confermato dai fatti che un "no" ad un referendum impedisca successivamente al Parlamento di riformare la Costituzione;
2) lo scrupolo correttamente sottolineato dal premier per il futuro Parlamento non è stato, tuttavia, seguito dal premier medesimo e da questo Parlamento; e la cosa rimarchevole è che si tratta, per altro, di un Parlamento che meno di altri avrebbe potuto mettere le mani sulla Costituzione, visto che è stato eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale. Manca in maniera clamorosa la legittimazione.
Non risulta, poi, chiaro chi sarebbero i "tutti" che avrebbero chiesto la riforma costituzionale, visto che:
1) appunto 10 anni fa una analoga venne respinta;
2) non si è eletta un'assemblea costituente;
3) alle elezioni del 2013 il partito di maggioranza non aveva presentato in campagna elettorale un programma che prevedesse la riforma della Costituzione.
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