giovedì 19 gennaio 2017

Terremoto, neve, emergenza e centralizzazione degli appalti

Molti, da anni, vogliono convincere davvero che la "centralizzazione" degli appalti sia una soluzione valida sempre e comunque e che la riduzione delle stazioni appaltanti da "35.000 a 35" sia l'ennesima panacea a tutti i mali.
Provate a immaginare i comuni sotto il tallone della neve e del terremoto. Immaginate se davvero fossero in vigore le assurde norme sulla "qualificazione delle stazioni appaltanti" e la centralizzazione fosse davvero operativa.
Per ordinare spalaneve, fare contratti di riscaldamento e fornitura di energia straordinari, ordinare piccoli o grandi lavori manutentivi e di ripristino, dovrebbero rivolgersi solo alla Consip o alla Centrale di committenza: a Roma o presso il capoluogo di regione. E campa cavallo.
Immaginate i comuni che, da anni, sono obbligati a rifornire di carburante i propri mezzi, utilizzando solo la rete di distributori degli appalti Consip, che spesso si trovano a decine di chilometri dalla sede: totalmente irraggiungibili nella fase attuale.
Immaginate tutto questo. Ecco: se un'idea, valutata alla luce di situazioni parossistiche ma possibili, non regge, non è una buona idea. E andrebbe messa da parte. Per sempre. Con chi la propugna.

1 commento:

  1. Una volta c'era il "costo della corruzione nella Pubblica Amministrazione".
    Oggi quel costo esiste ancora e si somma a quello dell'Anticorruzione.
    Quello che ne risente è l'essenza della PA: dare risposte ai cittadini!

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