Nessuno è in grado oggi di sapere se il nuovo Governo farà bene o male. Il "contratto" contiene tanti elementi contraddittori e comporta, come noto, una serie di spese attualmente dalla copertura estremamente vaga.
Solo l'andar del tempo e della gestione amministrativa rivelerà lo stato delle cose. E, per altro, su alcuni temi, come il disinnesco delle clausole di salvaguardia, pesantissima eredità dei governi passati, ce n'è poco.
Tuttavia, una probabilità assai elevata che qualcosa cambi da subito in meglio c'è. La stampa potrebbe final mente tornare ad assumere il ruolo di "quarto potere", che controlla senza sconti l'operato del Governo, per criticarlo, pungolarlo, indicare vie alternative ed aprirlo ai corpi intermedi e alla società.
La stampa è stata da anni "tifosa". Una parte consistentissima appartiene ad un gruppo editoriale che è quasi corpo unico con partiti, di varia denominazione e forma, che hanno governato dalla parte destra dello schieramento, comprendendo ovviamente l'impero televisivo e radiofonico. Questa parte ha svolto per lo più funzioni di stampa "di parte".
Ma, negli ultimi anni anche la quasi totalità della restante parte della stampa ha assunto la stessa funzione di ridurre a mero dettaglio il racconto dei fatti, sopravvalutando i giudizi, spesso, troppo spesso, solo positivi, quasi cortigiani, sull'operato di un Governo considerato "amico" e da sostenere a qualsiasi costo, a dispetto dei risultati deludentissimi e della stessa convergenza dello schieramento della parte "di sinistra" ai temi, ai metodi ed alle scelte dell'altra parte, un tempo oggetto di critiche di quella stampa.
Ora che quegli schieramenti non sono egemoni, c'è l'opportunità: giornali e televisioni potranno, forse, senza dover necessariamente svolgere il ruolo di sostenitori di schieramenti di potere o connessi al potere, di essere sostanzialmente "all'opposizione", come sempre una stampa realmente conscia del proprio ruolo dovrebbe essere.
L'unico rischio è che dal controllo oggettivo, si passi al partito preso, alla critica astiosa e senza costrutto, sempre influenzata dal "sostegno" alla propria parte. Vedremo.
Chissà che, comunque, almeno domenicalmente non siano più da leggere agiografie di componenti dell'esecutivo, che magari hanno sfasciato elementi dell'ordinamento territoriale dello Stato, o minato il campo finanziario con clausole di salvaguardia, o attivato riforme fallimentari, o gestito crisi economiche senza risultati se non mediatici, raccontati come fossero Napoleone o Alessandro Magno. La stampa che "racconta", che trasforma l'articolo in story telling ha proprio contribuito al cambio di maggioranza. I lettori, i cittadini non vogliono storie, desiderano conoscere fatti.
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