Giunte e consigli comunali si potranno tenere in videoconferenza. La situazione di
emergenza determinata dal virus Covid-19 ha indotto il legislatore a rendere esplicitamente
ammessa una modalità di tenuta delle sedute degli organi collegiali degli enti locali nei confronti
della quale vi era un’estesissima diffidenza, nonostante la tecnologia da tempo permetta
agevolmente di organizzare sedute collegiali alle quali i componenti partecipino da remoto.
Il d.l. “cura Italia”, all’articolo 73 comma 1, enuncia il fine che ha permesso al legislatore di
sbloccare tali possibilità: “contrastare e contenere la diffusione del virus COVID-19 e fino alla data
di cessazione dello stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri il 31 gennaio 2020”.
Gli enti locali, quindi, laddove non abbiano già regolamentato autonomamente la fattispecie
(il decreto, quindi, indirettamente conferma che anche da prima le amministrazioni locali avrebbero
potuto – e forse dovuto – prevedere le videconferenze per i propri organi) possono riunirsi in
videoconferenza “nel rispetto di criteri di trasparenza e tracciabilità previamente fissati dal
presidente del consiglio, ove previsto, o dal sindaco”.
Come si nota, quindi, il decreto rimette ad atti monocratici del presidente del consiglio, per
le riunioni dei consigli, e del sindaco per il caso delle giunte comunali (nelle province e città
metropolitane la riforma Delrio ha abolito le giunte), la regolamentazione delle sedute da remoto.
Quindi, non occorre nessun regolamento. Gli organi monocratici competenti possono adottare un
proprio atto, nella forma e denominazione che meglio riterranno opportune, per dettare le regole del
gioco.
I criteri da rispettare sono molteplici. Si richiede la trasparenza: deve ovviamente essere
garantito ai componenti dei collegi di conoscer adeguatamente gli argomenti e di approfondirli. La
tracciabilità è assicurata sia dalla verbalizzazione a cura dei segretari (che a loro volta potranno
lavorare da remoto), sia da modalità di registrazione e conservazione dei files derivanti. Ancora, il
decreto richiede “sistemi che consentano di identificare con certezza i partecipanti”: ad esempio,
chiedere che i componenti esibiscano in modo visibile il proprio documento di identità, oppure
rispondano con un codice ad una mail mandata al momento dell’appello. Infine, si richiede adeguata
pubblicità delle sedute “ove previsto, secondo le modalità individuate da ciascun ente”. Se l’ente,
quindi, abbia già disposto in materia di trasmissione in streaming delle sedute, si dovrà cercare di
assicurare ancora questo strumento. Oppure, si può fare ricorso all’impiego dei social che mettono a
disposizione in vario modo la trasmissione di dirette. Ovviamente, questo vale solo per le sedute dei
consigli, perché quelle delle giunte sono segrete.
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