Rilanciare la riforma della
dirigenza pubblica e dei servizi pubblici locali mediante la riproposizione di
una delega legislativa o di un disegno di legge governativo.
Il Consiglio di stato, col
parere 17 gennaio 2017, n. 83, traccia al Ministro Marianna Madia la strada per
provare a “riesumare” le due riforme oggetto della delega legislativa contenuta
nella legge 124/2015, decadute a seguito della sentenza della Consulta
251/2016.
Palazzo Spada, investito della
questione da un apposito quesito posto da Palazzo Vidoni, premette di
condividere l’importanza delle riforme decadute e sottolinea anche l’urgenza di
intervenire in questo campo, nel paragrafo 9 del lungo parere. Tra i punti
considerati rilevanti delle riforme fermate dalla sentenza della Consulta, “l’importanza
di una riforma organica della dirigenza pubblica, oppure ai positivi effetti
economici, ambientali e sociali che l’avvio di una regolazione indipendente per
il settore dei rifiuti avrebbe potuto, potrebbe ancora, e dovrebbe apportare al
sistema Paese”.
Come procedere? Il Governo,
nella richiesta di parere, afferma che l’unico intervento possibile sarebbe
adottare una nuova legge delega conforme ai vincoli procedimentali sanciti
dalla sentenza della Corte costituzionale.
Il Consiglio di stato consiglia
un intervento tempestivo, ma sottolinea che oltre alla delega legislativa sono
ipotizzabili anche altre modalità di intervento a livello primario, come per
esempio l’approvazione di un disegno di legge del Governo, da sottoporre
all’approvazione del Parlamento, che potrebbe avere, almeno in parte, il
contenuto del decreto delegato decaduto. Palazzo Spada evidenzia che quel
decreto mai entrato in vigore, nella versione finale, recepiva anche i pareri
delle Commissioni parlamentari, fornendo implicitamente una valutazione di
merito positiva.
In realtà, il testo finale dello
schema di decreto era parecchio difforme dal parere reso dallo stesso Consiglio
di stato 2213/2016.
Sul piano, poi, politico,
occorrerebbe verificare se davvero il Parlamento, concentrato in modo
prevalente sulla riforma elettorale (come del resto il Governo) abbia la forza
ed il tempo nello scorcio di legislatura rimanente, per dedicarsi alle riforme
della dirigenza e dei servizi pubblici locali.
Resta in sospeso, poi, il
problema della relazione con le regioni. Mentre l’intesa si rende necessaria
qualora si decidesse di ripartire seguendo la strada della delega legislativa,
qualora, invece, il Governo scegliesse di attivarsi con disegno di legge non
risulta nemmeno chiaro a Palazzo Spada quali potrebbero essere le relazioni di
“leale collaborazione” con le regioni, necessarie ad evitare che le riforme
possano incappare nuovamente in vizi di legittimità costituzionale, sul piano
procedurale.
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