Da anni viene ripetuto il
corretto refrain della necessità di
introdurre nel lavoro pubblico figure professionali nuove, adeguate alle
modifiche tecnologiche e logistiche in atto e alle necessità di dialogare con
le imprese, favorendo la crescita economica.
La riforma Madia, d.lgs 75/2017,
ha modificato in modo profondo il sistema della programmazione del fabbisogno
del personale eliminando le dotazioni organiche, proprio per facilitare
l’inserimento di nuove figure professionali utili alla modernizzazione della
PA.
Simmetricamente, i nuovi Ccnl pre
elettorali, stipulati a gragnuola in questi giorni, promettono a gran voce di
costituire organismi paritetici a destra e a manca, allo scopo di modificare
gli ordinamenti professionali ed attivare gli indispensabili nuovi profili.
Non è certo un’eccezione a questo
moto verso l’innovazione la preintesa del Ccnl delle funzioni locali, che
all’articolo 11 è solenne:
“1. Le parti concordano sull’opportunità
di un processo di innovazione del sistema di
classificazione professionale del
personale del Comparto delle Funzioni locali
individuando le soluzioni più idonee a
garantire l’ottimale bilanciamento delle
esigenze organizzative e funzionali degli
Enti con quelle di riconoscimento e
valorizzazione della professionalità dei
dipendenti.
2. Le parti, tenuto conto del lungo
periodo di sospensione della contrattazione
collettiva nazionale, convengono
sull’opportunità di prevedere un’approfondita fase
istruttoria, che consenta di acquisire ed
elaborare tutti gli element i di conoscenza
sull’attuale sistema di classificazione
professionale, nonché di verificare le possibilità
di una sua evoluzione e convergenza in
linea con le finalità indicate al comma 1,
nella prospettiva di pervenire ad un
modello maggiormente idoneo a valorizzare le
competenze professionali e ad assicurare
una migliore gestione dei processi
lavorativi.
3. Per realizzare la fase istruttoria di
cui al comma 2, in
coerenza con le finalità
indicate, è istituita, presso l’Aran,
entro trenta giorni dalla sott oscrizione del presente
CCNL, con la partecipazione di
rappresentati designati dai comitati di settore, una
specifica Commissione paritetica, alla
quale sono affidati, in particolare, i seguenti
compiti:
a) prevedere la revisione dell’attuale
classificazione del personale; a tal fine sarà
operata una verifica delle declaratorie
di categoria in relazione ai cambiamenti dei
processi organizzativi e gestionali ed
una conseguente verifica dei contenuti dei
profili professionali in relazione ai
nuovi modelli organizzativi;
b) effettuare una analisi di alcune
specificità professionali, ai fini di una loro
valorizzazione, con particolare
riferimento al personale educativo e scolastico ed agli
avvocati degli uffici legali, anche
attraverso la previsione di specifiche sezioni
contrattuali;
c) effettuare una analisi degli strumenti
per sostenere lo sviluppo delle competenze
professionali e per riconoscere, su base
selettiva, il loro effettivo accrescimento.
4. La Commissione concluderà
i suoi lavori entro il mese di luglio, formulando
proposte organiche alle parti negoziali
sui punti indicati al comma 3. Per l’analisi
delle specificità professionali del
personale educativo e scolastico, anche alla luce del
d. lgs. n. 65/2017, i lavori della
commissione, anche ai fini della proposta di una
specifica sezione contrattuale, saranno
conclusi entro tre mesi dall’insediamento”.
Ottimo. Si gettano le basi, quindi,
per nuovi profili, come l’analista di processi informativi, o l’esperto in
marketing territoriale, oppure il negoziatore di crisi di impresa invece che
dell’esperto nell’incontro domanda/offerta di lavoro o di politiche di
inclusione sociale.
Ma, mentre si aspetta che la
commissione paritetica analizzi, studi, proponga e nuovi futuri contratti
(sfortuna: code contrattuali potrebbero non ricevere la spinta di imminenti
elezioni…) aggiornino l’ordinamento professionale ed introducano le nuove
figure lavorative, la preintesa delle funzioni locali brucia i tempi quando
deve istituire nuovi profili per le attività di comunicazione e informazione!
E, dunque, la preintesa si
slancia senza rete e senza paura nel regolare quanto segue:
“Art. 18-bis
Istituzione nuovi profili per le attività
di comunicazione e informazione
1. Nel quadro dei processi di innovazione
del lavoro pubblico, al fine di
valorizzare e migliorare le attività di informazione
e di comunicazione svolte
dalle pubbliche amministrazioni, sono previsti
distinti specifici professionali
idonei a garantire l’ottimale attuazione dei
compiti e funzioni connesse alle
suddette attività.
2. Nella prospettiva di assicurare il completo
presidio dei processi lavorativi
comunque riconducibili ai suddetti settori
dell’informazione e della
comunicazione, i profili professionali di
cui al comma 1, saranno collocati nelle
categorie del vigente sistema di classificazione
del personale, secondo le
declaratorie ed i relativi requisiti
culturali e professionali di cui all’allegato A del
CCNL del 31.3.1999, in relazione alla
complessità dei compiti, nonché al livello
di autonomia, responsabilità e competenza
professionale, agli stessi (connessi)
richiesti.
3. Nell’ottica di garantire la coerenza
delle prestazioni lavorative con i modelli
organizzativi degli enti, questi ultimi individueranno,
anche per ciascuno dei
settori suindicati e tenuto conto dei
rispettivi fabbisogni, “profili professionali”,
che definiscano la tipologia della
prestazione lavorativa, le specifiche competenze
richieste, nonché i requisiti culturali e
professionali necessari per l’espletamento
delle relative attività, tenendo conto
anche della normativa di settore.
4. Pertanto, tenuto conto del sistema di classificazione
del personale di cui al
CCNL del 31.3.1999, il comma 5 definisce i
“contenuti professionali di base”
delle attività di informazione e di comunicazione,
in relazione ai quali gli enti
procederanno alla definizione dei profili
di cui al comma 1.
professionali di base sono così
articolati e definiti:
a) Settore Comunicazione
Categoria D
Gestione e coordinamento dei processi di comunicazione
esterna ed interna in
relazione ai fabbisogni dell’utenza ed agli
obiettivi dell’amministrazione,
definizione di procedure interne per la
comunicazione istituzionale, gestione degli
eventi istituzionali, raccordo dei
processi di gestione dei siti internet, nonché delle
comunicazioni digitali WEB e social, anche
nell’ottica dell’attuazione delle
disposizioni di materia di trasparenza e della
comunicazione esterna dei servizi
erogati dall’Amministrazione e del loro
funzionamento.
Profili di riferimento: specialista della
comunicazione istituzionale.
b) Settore Informazione
Categoria D
Gestione e coordinamento dei processi di informazione
sviluppati in stretta
connessione con gli obiettivi istituzionali
dell’Amministrazione; promozione e
cura dei collegamenti con gli organi di informazione;
individuazione e/o
implementazione di soluzioni innovative e
di strumenti che possano garantire la
costante e aggiornata informazione sull’attività
istituzionale
dell’amministrazione; gestione degli eventi
stampa, dell’accesso civico e delle
consultazioni pubbliche.
Profili di riferimento: specialista nei
rapporti con i media, giornalista pubblico.
profili per la categoria C, tenendo conto
delle declaratorie previste per tale
categoria”.
Ora, mentre i comuni sono alla
disperata ricerca di figure professionali in grado di assicurare la sicurezza
dei dati, le norme sulla riservatezza, la gestione complicatissima degli
appalti, i rapporti con le organizzazioni di volontariato, la gestione
contabile sempre più complessa, la trasparenza, l’anticorruzione, la lotta alle
infiltrazioni, figure necessarie per garantire la stessa sussistenza degli enti
ed evitare sanzioni amministrative; mentre gli enti si impegnano a disegnare
nuove figure come quelle evidenziate sopra appunto per interagire con i servizi
sociali, l’economia, il lavoro, le imprese, la preintesa spende risorse
intellettive e negoziali per introdurre le figure dello “specialista nei
rapporti con i media” e del “giornalista pubblico”.
Testimonianza che ancora politica
e sindacati considerino aperta la stagione della necessità ed imprescindibilità
della “comunicazione”, anzi “narrazione” come valore in sé, nonostante in
questi anni si siano avuti riscontri concreti che il racconto delle cose, se
disallineato dalla realtà, serva a poco.
Non sembra proprio che la
grandissima parte dei poco più di 8000 enti locali avesse un indispensabile
bisogno dello specialista della comunicazione con i media e del giornalista
pubblico. L’acqua alla gola nella quale sono immersi gli enti locali richiederebbe,
per innalzare la linea di galleggiamento, le figure professionali di ben altra
portata ed utilità sommariamente elencate prima.
Il giornalista pubblico e il
comunicatore con i media possono essere utilissimi, ma in tempi di vacche
grasse e in enti che abbiano potuto prima risolvere gli immensi problemi
operativi posti dalle “riforme” che li hanno travolti.
Pur considerando degnissimo il
lavoro degli addetti alla comunicazione, la celerità nel definire questi nuovi
profili professionali appare oggettivamene degna di migliori fini.
Comunque, abbiamo il comunicatore
pubblico. L’innovazione vera con i veri profili professionali innovativi,
intanto, possono attendere.
Commento che non tiene conto che per il politico, madia o simili, è più importante apparire che fornire servizi e amministrare o governare bene. Un buon comunicatore vale 4 volte più voti di un esperto in appalti o in controllo contabile o di un premio Nobel.
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